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Storie – La nuova vita di Luca Vettori

Luca Vettori non sarà più un giocatore professionista,decidendo di fermare il suo percorso sportivo a 32 anni, dopo aver sfiorato l’oro olimpico a Rio nel 2016, e coltivato esperienze con i club più prestigiosi del Bel Paese. L’addio di Vettori potremmo definirlo graduale, in quella che sarà una delle carriere più particolari tra gli sportivi di alto livello. L’atleta di Parma è stato un simbolo dell’era Blengini, poi la pandemia e una stagione sottotono a livello realizzativo a Modena hanno mostrato un altro lato di un giocatore attivo nel sociale e in altri ambiti. L’addio alla pallavolo giocata arriva dopo 16 anni vissuti ad alto livello, per un ragazzo prodigio subito sotto i riflettori e nel giro delle nazionali minori, fino a diventare per diverso tempo un simbolo dell’italvolley maschile. Tanti traguardi raggiunti forse fin troppo in fretta, che in fondo, avranno anche inciso sulla scelta di un giocatore ancora nel pieno della propria condizione atletica. In un’intervista ad iVolleymagazine di Gennaio, Vettori evidenziava ancora una volta lo stress a cui sono sottoposti i giocatori, nel corso della sua esperienza al Narbonne:”Ci sono tanti impegni durante l’anno che portano problemi e stress. Per chi sta in nazionale in particolar modo la situazione è allarmante. Quando si è giovani si tiene il ritmo, ma poi quando gli anni si accumulano anche a livello mentale l’atleta ne risente. In Francia squadre che fanno la Champions come Tours sono in una situazione simile. Noi abbiamo dei turni infrasettimanali ma meno rispetto al calendario italiano. Come in Italia c’è l’AIP anche in Francia c’è un comitato, che è piuttosto attivo e ha chiesto un contatto a noi giocatori stranieri. Nel momento in cui ogni match assume una certa importanza penso che sia facile tralasciare qualcosa. Si dovrebbe ampliare il discorso alla Lega per capire cos’è più importante per loro”. La pallavolo, almeno per ora, è un discorso chiuso, come il diretto interessato afferma, in un’intervista a “Il T quotidiano”.

Niente più volley, perché la vita è altro, ma sport e vita “vera” si fondono:”Lo vivo come un momento di passaggio, uno spartiacque della mia vita – dice Vettori sul ritiro -. Lo immaginavo da qualche anno e quindi psicologicamente ero preparato, ma poi viverlo davvero è diverso. Sono diventato professionista a 16 anni, adesso a 32 mi trovo catapultato nella vita vera. E come atterrare in una dimensione diversa, c’è un mondo nuovo da scoprire e anche da inventare.Ho tante idee, ma le devo perfezionare e servirà un po’ di tempo. Vorrei sviluppare il mio impegno nel sociale, sia assieme a Matteo Piano con Brodo di Becchi, che nel progetto che sto seguendo con degli amici a Parma sulla sostenibilità ambientale e la crisi idrica spiegate in forma artistica e culturale. Finché giocavo erano impegni a cui dedicavo una parte del tempo, adesso possono essere sviluppati. Anche se sarà più difficile promuoverli adesso che non sono più un pallavolista”.

Il dualismo di Vettori lo ha frenato nella sua carriera, più per una mentalità ancora indietro con i ritmi della vita moderna che per demeriti effettivi del giocatore:”Mi è successo. Ed è un modo di pensare che va scardinato. Ma sono i dirigenti a fartelo pesare, non i compagni di squadra. Anzi oggi tanti giocatori, anche della nazionale, studiano all’università e pensano al post carriera, gli atleti di oggi hanno una prospettiva diversa. Siamo cittadini e non solo sportivi. Chi fa sport ad alti livelli deve conoscere la vita fuori. Il mondo dello sport dovrebbe essere sollecitato al suo interno ad aiutare gli atleti a coltivare la cultura in senso lato, a considerare lo studio e l’impegno sociale come necessari e fruttuosi e non come una distrazione. Altrimenti poi quando smetti diventa problematico inserirsi nella società. Ogni atleta dovrebbe sfruttare al meglio il proprio tempo e incoraggerò colleghi e colleghe a farlo. Tra l’altro leggere, informarsi e studiare serve anche alla stessa attività agonistica.Se leggi un libro sviluppi anche l’attenzione e la capacità ricettiva che poi ti serve in campo”.

Luca Vettori è un libro pieno di pagine bianche, in attesa di essere scritte, la pallavolo è alle spalle, le esperienze fatte con essa il motore che permetterà al nuovo Vettori di scrivere altre gesta, stavolta fuori da un palazzetto.